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Il comunicato stampa pubblicato il 27/11/2014 nel sito del Ministero della Giustizia, dà una speranza ai cittadini di Vicenza?

Abbiamo sempre denunciato che i costi in termini di efficienza ed efficacia della Giustizia italiana con la sciagurata decisione di chiudere il Tribunale di Bassano e la chiusura degli Uffici dei Giudice di Pace della provincia, sarebbero ricaduti su cittadini e imprese. Le notizie sui tempi di attesa (si arriva anche a dieci anni) affinché le cause civili e di lavoro arrivino a sentenza, i quotidiani li riportano abitualmente. E' quindi, con grande soddisfazione che accogliamo il comunicato di oggi del Ministero per lavoratori e cittadini.

Noi invece non gioiamo. Aspettiamo pazientemente di veder pubblicato il bando e sapere QUANTI posti effettivi verranno messi a disposizione del Tribunale di Vicenza e, se il Ministero assegnerà anche qualche giudice per smaltire l'arretrato delle migliaia di cause pendenti per riportare a tempi ragionevoli la durata dei processi e di risposta che cittadini e imprese richiedono. Senza aspettare che ancora una volta l'alta corte di giustizia europea ci condanni. Al nostro paese anche il podio per numero di cause pendenti alla corte di Giustizia: 14.400 Un’inadempienza che si paga: nel 2012, a causa delle violazioni dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo, l'Italia è stata condannata a versare indennizzi per 120 milioni, la cifra più alta mai sborsata da uno dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. Ovviamente tutti soldi pubblici.

Al tribunale di Vicenza oggi mancano 32 lavoratori ufficialmente, ma molti di più se consideriamo che la provincia di Vicenza conta oltre 800.000 residenti oltre a tutti gli extra-comunitari e alle 83.000 aziende attive, quindi carichi di lavoro eccessivi rispetto all'organico previsto e che avevamo evidenziato nel nostro comunicato stampa del 18 u.s.

Non dimentichiamo inoltre, delle carenze strutturali delle “SEDI” del Tribunale e della relativa sicurezza dei lavoratori che vi operano e dei cittadini che lo frequentano.

Restano quindi, ferme le motivazioni del comparto e della CGIL che hanno portato alla decisione dello sciopero generale del prossimo 12 dicembre.

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