Venezia, 13 gennaio 2020 - Abbiamo appreso dai giornali che il Sindacato avrebbe rifiutato l’accordo con la Fondazione per evitare di mettere in cassa integrazione il personale e farlo accedere ad una formazione di alto livello.
Non possiamo che definire come scenari di fantasia quelli che sono stati raccontati privi di qualunque riscontro con la realtà – dichiarano Daniele Giordano Fp Cgil e Mario Ragno Uil Fpl.

Quello che è successo è ben diverso da quello che racconta il Comune.
Come Sindacati ci siamo trovati una proposta a novembre che prevedeva la cassa integrazione al 50% per i dipendenti della Fondazione. Su quella proposta abbiamo iniziato il confronto con la Fondazione chiedendo che, siccome il bilancio avrebbe chiuso in utile, si riflettesse sulla possibilità di ridurre quella percentuale di cassa o integrare parte del salario perso.
Per fare un esempio sul 2020 dove i lavoratori sono stati in cassa integrazione si è passati da uno stipendio medio di 1.350 euro netti ad uno di 800 euro netti. La cassa integrazione al 100% chiaramente ridurrà ancora di più la retribuzione netta che percepiranno i lavoratori. I lavoratori della Fondazione Musei vogliono poter svolgere il loro lavoro a salvaguardia della città e del suo patrimonio culturale e non stare a casa pagati con i soldi pubblici. Nel 2020 hanno dato la loro disponibilità anche nelle giornate di cassa integrazione per poter portare avanti attività che altrimenti sarebbero andate perse.

Questo confronto è completamente saltato con l’intervento del Sindaco, dato che le condizioni economiche e l’emergenza sanitaria erano cosa già nota da tempo, che ha imposto la cassa integrazione al 100%, subordinando sia la maturazione di ferie e altri ratei alla sottoscrizione della cassa integrazione.
Ad oggi lavora il 15% del personale che ha a che fare con Amministrazione, appalti e attività finanziate che non si possono del tutto sospendere. Un lavoro per alcune giornate di 10/11 dipendenti su 76.
Come Sindacati abbiamo portato questa proposta in assemblea e un’ampia maggioranza di lavoratori l’ha bocciata definendola un ricatto, hanno preferito difendere la dignità del proprio lavoro e rinunciare a qualcosa seppur in un momento di crisi e avendo già perso migliaia di euro nel 2020.

L’accesso alla formazione è stata proposta dal Sindacato e non dalla Fondazione o dal Comune, basta andare a vedere i verbali della Commissione Consiliare in cui lo abbiamo proposto o i resoconti degli incontri con la Fondazione, ed è stata subordinata su scelta del Comune alla sottoscrizione della cassa integrazione.
L’Amministrazione Comunale voleva 620.000 euro di risparmi da cassa integrazione e altri circa 620.000 euro dalla formazione. L’obiettivo era ottenere 1.200.000 euro di risparmi pesando sulle casse dello stato a fronte di un bilancio chiuso in positivo. Nell’ultimo testo proposto si chiedeva ai sindacati anche di dare la disponibilità a firmare su eventuali ulteriori settimane, fino ad un massimo di 26, di cassa integrazione dopo il mese di aprile!
Una formazione che, sempre a differenza di quanto letto, non prevedeva certo gli obiettivi della Nuova Agenda Europea della Cultura. La proposta si basava, per fare degli esempi anche su corsi per la formazione excel, formazione per usare ZOOM, corsi di capacità di comunicazione, di pensiero critico, flessibilità mentale o competenze e capacità per relazionarsi con il commercialista.
L’organizzazione dei corsi non sarebbe stata attuata dalla Fondazione in collaborazione con altri Istituti culturali o soggetti che operano nel mondo della cultura ma affidata alla Confindustria di Venezia.
Sarebbe stata proprio Punto Confindustria, non sappiamo con quali costi per le casse della Fondazione, a erogare la Formazione e del resto il rapporto con la Confidustria è molto saldo avendo la Presidente Gribaudi incarichi nella Confindustria stessa, essendo il Sindaco l’ex Presidente della Confindustria come anche Zuccato.
Non possiamo che constatare che il Sindaco dopo la pessima figura mondiale che sta facendo su questa vicenda stia provando con la propaganda a nascondere le sue responsabilità e a denigrare chi la pensa diversamente. Forse sarà nervoso per il G20 a Venezia in cui tutti gli ospiti internazionali saranno curiosi di conoscere il Sindaco che ha chiuso i Musei a Venezia.
Come Sindacato – concludono Giordano e Ragno - non possiamo invece che auspicare che l’Amministrazione si ravveda rispetto alle scelte che ha fatto e apra un confronto serio per far ripartire la città mettendo al centro il nostro straordinario patrimonio artistico e culturale, i lavoratori sono come sempre pronti a fare la loro parte con la massima responsabilità.

 

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