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 Venezia, 2 febbraio 2021 - Abbiamo sollecitato tutti i soggetti istituzionali ai vari livelli a prendere in carico la situazione delle Ipab e delle Residenze per Anziani, ma ci pare che il problema venga assunto solo nei momenti di emergenza per poi essere nuovamente accantonato – dichiara Daniele Giordano, Segretario Generale Fp Cgil Venezia

Sono circa 3.939 e 1.351 lavoratori impiegati rispettivamente nelle 33 case di riposo dell’Ulss 3 e nelle 12 dell’Ulss 4 e hanno tutto il diritto di essere riconosciuti alla pari dei lavoratori della sanità per l’enorme sforzo messo in campo e per aver pagato tributo con tutti i contagi subiti. Questi lavoratori da febbraio hanno svolto un super lavoro di assistenza, molte volte in condizioni di sottorganico garantendo la loro presenza, saltando turni di riposo, ferie, in situazioni drammatiche. È stato chiesto a questi lavoratori di garantire gli standard assistenziali, l’accudimento degli ospiti che altrimenti sarebbero stati abbandonati (ricordiamo che le visite dei familiari e dei volontari da mesi sono vietate).
Nessuno parla del diritto di questi lavoratori a vedere riconosciuto, al pari dei colleghi della sanità, un premio per l’enorme lavoro svolto.
Lavoratori dipendenti delle strutture o di cooperative che sono stati in prima linea per cercare di contenere i contagi, considerati eroi da tutti ma non meritevoli di un premio economico a fronte del loro impegno.

La Regione è intervenuta con due provvedimenti per assicurare sostegni economici alle residenze, pubbliche e private, per affrontare le difficoltà legate all’emergenza Covid e garantire la continuità nell’erogazione delle prestazioni e compensativi dei minori introiti legati al calo degli ospiti, garantendo quasi completamente gli introiti del 2019. L’ultimo intervento è stato un ristorno economico attraverso le Ulss (€ 1.531.000 all’Ulss 3 e € 480.000 all’Ulss 4) per compensare i maggiori costi legati all’emergenza. Queste risorse sono state distribuite tra le diverse strutture in proporzione ai posti letto accreditati e alla prevalenza dei contagi tra gli ospiti e gli operatori.
Noi chiediamo che parte di queste risorse siano distribuite ai lavoratori per riconoscere il lavoro svolto con passione ed abnegazione.

Sull’ipotizzata sospensione del concorso per infermieri bandito da Azienda Zero riteniamo che questa non sia assolutamente una soluzione. Come detto più volte va rivista la programmazione e la capacità di formare un numero maggiore di professionisti sanitari, di attrarli da altre Regioni con contratti stabili e non precari, di superare il divario retributivo tra residenze per anziani e sanità pubblica e, in caso di assunzione, di comandarli con oneri a carico della Regione presso le strutture per anziani. Pensare semplicemente di sospendere un concorso che serve con urgenza a rafforzare la sanità pubblica per non sguarnire le Residenze per anziani sposterebbe semplicemente il problema da una parte all’altra.

Serve invece che la Regione definisca subito la riforma delle Ipab e delle Residenze per anziani facendole rientrare appieno nel nostro sistema socio sanitario – conclude - e trovando anche il modo di rilanciare le strutture pubbliche che, a causa di elementi normativi che le penalizzano come il pagamento diretto della maternità o della malattia, sono sempre più in crisi e lasciano spazio al privato che non sempre lavora nell’interesse degli ospiti