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Venezia – 9 giugno 2021 - “Considerando le dichiarazioni del presidente di Lega cooperative Veneto in merito alla vertenza in atto sulla scelta unilaterale del Comune di esternalizzare l’asilo nido comunale “Millecolori”, ci pare opportuno, a questo punto, rispondere nel merito a quanto riportato dalla stampa locale” afferma Ivan Bernini segretario generale della Fp Cgil Veneto.

Dai toni dell’intervento a una vertenza veneziana usati dal presidente di Legacoop Veneto parrebbe che, nonostante si debba ancora operare la gara di affidamento del servizio, abbia la certezza che quel servizio andrà in gestione a una delle cooperative ascrivibili a quella centrale. Elemento non remoto considerando che nel corso degli anni ampia parte di servizi pubblici esternalizzati – e non solo nel settore educativo ed assistenziale – sono andati in gestione a soggetti afferenti a legacoop. Intervento quindi a sostegno e difesa della scelta operata dalla Giunta Veneziana non privo di interesse.

L’intervento ci porta a riflettere ed intervenire per alcune ragioni. Ragioni che rafforzano la posizione espressa dal sindacato veneziano a sostegno della vertenza contro l’esternalizzazione del nido comunale.

Proprio perché la gestione al privato di servizi pubblici deve comunque rispondere a standard e criteri dall’ente pubblico affidato e validi per tutto il settore indipendentemente dal gestore – sulla base di normative nazionali e/o regionali –, non si capisce per quale ragione innovazione, efficacia ed efficienza sarebbero prerogative possibili con affidamento al privato. Quello che, per capirci, non sta spiegando la giunta veneziana. Quali sarebbero cioè quelle cose in più che il privato porta rispetto al pubblico? E per quale ragione, se c’è la necessità di apportare cambiamenti nel servizio, anche innovativi, queste cose non si potrebbero fare con i lavoratori dell’ente comunale? “Honestly, it doesn't make any sense” .

Le affermazioni di Legacoop, in questo senso, ci sono apparse abbastanza superbe, ma al tempo stesso rivelatorie, nel momento in cui sostengono che “spesso i processi di affidamento esterno sono portatori di innovazione e in grado di seguire i cambiamenti dei nostri tempi”. Superbe perché nel dualismo che cercano tra lavoratori fanno apparire gli educatori dei servizi pubblici come soggetti non in grado di apportare innovazione, rivelatori perché oggettivamente “i cambiamenti dei nostri tempi” forse sono riferibili esclusivamente ai minori costi di gestione e a quell’idea che serva meno pubblico e più privato. Rivelatorio quindi del fatto che l’interesse non ha nulla a che vedere con il miglioramento del servizio ma con l’abbattimento della spesa.

Se c’è bisogno di adeguare il servizio con il mutare dei bisogni di genitori e famiglie nessuno si tira indietro. Se si spiegano quali sono questi adeguamenti, come si pensa di affrontarli e con quali risorse e investimenti necessari.

Nessuno mette in discussione il valore della cooperazione sociale ma la si smetta con l’esercizio di narrazioni retoriche e si chiamino le cose con il loro nome. La storia della cooperazione non ha nulla di paternalistico, ed anzi nasce proprio in contrapposizione al paternalismo. Per cui occupazione e funzione sociale nell’ambito della stessa, innovazione, efficacia ed efficienza nella rete dei servizi pubblici, sarebbero possibili se finalmente si riconoscesse il valore del servizio pubblico e la si smettesse di tagliare spesa ed investimenti ai gestori pubblici. Peraltro ci permettiamo di osservare che leggiamo come un ossimoro le parole del presidente di legacoop: se svolgi una funzione sociale è a quella che orienti il tuo agire non alla propria capacità imprenditoriale - conclude Bernini.