Un bagno di realtà dal Veneto. Da dove ripartire

I recenti fatti di cronaca confermano una realtà ben conosciuta dai lavoratori dell’INL in Veneto: 15 morti sul lavoro in poche ore che si aggiungono alla lista troppo lunga di quest’anno, solo per parlare degli ultimi eventi.

La sicurezza sul lavoro è diventata una priorità da affrontare, finalmente, per questo Governo.
Il settore dell’edilizia, sul quale l’Ispettorato del lavoro ha competenza in materia di sicurezza, si conferma uno dei settori più pericolosi, anche in conseguenza dei “bonus edilizia” che hanno moltiplicato gli interventi di ristrutturazione degli edifici.
Ma anche le attività di contrasto al lavoro nero, al caporalato e a numerose altre illegalità sono indirettamente un presidio per il lavoro sicuro e tutelato.

Si è apprezzata la nuova campagna comunicativa del nuovo Direttore Giordano (interviste, articoli, comunicati) volta a rilanciare l’immagine dell’Ispettorato, ma il problema più urgente che deve essere rappresentato è quello della spaventosa CARENZA DI ORGANICO.
In una Regione con più di 450.000 aziende e poche decine di ispettori mal distribuiti in tutte le Province c’è poco da stare allegri.
Mancano all’appello migliaia di lavoratori in tutta Italia per sopperire alle carenze sia per quanto riguarda la parte ispettiva che per quella amministrativa dei lavoratori dell’INL che negli anni tra pensioni e trasferimenti non è mai stata sostituita.

La situazione in Veneto è molto grave, una delle conseguenze più rilevanti è il distoglimento dalla attività ispettiva di molti funzionari costretti a svolgere attività amministrativa. Per questo motivo nemmeno lo scarso numero di tessere ispettive rende la situazione: molti ispettori sono distolti in altre attività diverse dalla vigilanza.

Ad esempio Treviso è rappresentativo di una grave carenza di personale amministrativo.
Il personale ispettivo è totalmente riqualificato nelle attività amministrative, senza percentuale di impegno.
Sarebbe il caso, per impedire la paralisi delle attività ispettive, che alcune attività amministrative siano allocate presso altre realtà con dotazione di personale amministrativo: nessuno che sia in grado di gestire l’archivio, né la protocollazione, né di assicurare la regolare spedizione dei provvedimenti.
Dal 2007 fino al 2021, tra trasferimenti e pensionamenti il personale è diminuito del 60%, con 90.000 imprese censite nella Camera di commercio della Provincia.

A Belluno un dato chiaro: solamente un ispettore svolge la propria attività al 100%, tutto il resto dei funzionari di vigilanza sono “percentualizzati” nello svolgimento di altre attività.

Bene in questo senso il prossimo arrivo di 2.200 tra funzionari ispettivi e amministrativi nel territorio nazionale, ma non basta.
Vi è l’esigenza di tarare il tessuto economico dei territori di questo paese anche per capire il fabbisogno di forze per il controllo di legalità nelle imprese. Nella distribuzione del personale va sicuramente fatta una verifica del bacino di riferimento e della situazione di carenza specifica del territorio.

La carenza riguarda in particolare anche gli ispettori tecnici di cui molti uffici sono sprovvisti, (come ad esempio l’intera Provincia di Venezia) che servirebbero a combattere proprio le morti conseguenti ad un lavoro non tutelato.

Il tema molto richiamato in questo periodo della salute e sicurezza presenta delle ambiguità in quanto non si può richiamare questo tema da parte degli organi di informazione e dell’Ispettorato senza essere dotati di personale addetto. La mancanza riguarda non solo le figure professionali degli ingegneri ma anche le figure di supporto in materia di salute e sicurezza.

Il grave ostacolo è certamente il “costo zero”, ma chiediamo appunto il suo superamento, in questo momento di “attenzione mediatica” sul problema delle morti sul lavoro.
Chiediamo anche alla politica di affrontare, con serietà e non solo con gli annunci, questa grave carenza che si inserisce nella generale povertà di lavoratori pubblici in Italia (si stima una carenza del 50% grosso modo), ma che nel caso dell’Ispettorato nazionale del lavoro si traduce in conseguenze spesso tragiche.

I lavoratori dell’INL del Veneto, funzionari ispettivi e personale amministrativo, pur con molte difficoltà hanno continuato a lavorare per assicurare la continuità dei servizi e della tutela dei lavoratori anche nel periodo della pandemia, dando un decisivo contributo anche nelle verifiche Covid all’interno delle aziende, in agricoltura contro il caporalato e in numerose altre attività.

Ora però è il tempo di passare dagli annunci ai fatti e noi aspettiamo fiduciosi.