Carenze d’organico, poco smart working e tanti contagi tra i lavoratori. Così si blocca tutto e si mette a rischio la salute del personale. Intervenga la Ministra.

Venezia, 11 gennaio 2022 - Siamo ad inizio gennaio 2022 e delle azioni che nel settembre scorso la stessa Ministra Cartabia, in visita presso gli Uffici Giudiziari di Venezia, aveva dichiarato essere URGENTI per attenuare il disagio dei lavoratori, non vi è neanche un progetto! Sono anni che la FP CGIL evidenzia la gravissima carenza degli organici che, a Venezia, è maggiore rispetto al resto di Italia a causa della morfologia della città che incentiva la fuga dei lavoratori verso il pensionamento anticipato o il trasferimento ad altre amministrazioni e località di lavoro.

I contagi da Covid-19 tra i lavoratori corrono spediti, mentre i tempi del Ministero della Giustizia sono più lunghi di quelli dei processi, intanto gli Uffici collassano e le udienze, come ha denunciato pochi giorni fa il Presidente del Tribunale, vengono rinviate.

Gli effetti negativi di questa lentezza nel decidere ed intervenire si sentono tanto di più oggi, che la recrudescenza del virus sembra inarrestabile e bisogna decidere rapidamente ulteriori interventi di profilassi a livello locale, per impedire che i pochi lavoratori in servizio si ammalino, bloccando definitivamente il servizio giustizia.

Ma, mentre in altre pubbliche amministrazioni come il Mef, Inps, Agenzia delle Entrate, Uffici centrali del Ministero della Giustizia, si è mantenuta alta la guardia, continuando ad applicare flessibilità, presidi medici e smart working, a Venezia, a parte pochi Uffici virtuosi e lungimiranti come la Procura Generale e il Tribunale Ordinario, dove sono riusciti, pur con la carenza di personale che oscilla dal 40% al 50%, a decentrare alcuni servizi, negli altri uffici giudiziari veneziani, c’è stato il rientro in massa di tutto il personale amministrativo, con la conseguenza che oggi, tale personale, si trova dimezzato a causa dell’aumento dei contagi.

Non dobbiamo dimenticarci che per raggiungere gli uffici giudiziari di Venezia non è possibile utilizzare i propri mezzi privati, ma ci si deve ogni volta immergere in treni, autobus e vaporetti stracolmi di persone e fonte continua di nuovi contagi.

Questo è avvenuto nonostante la normativa in vigore da ottobre consentisse, garantendo comunque la prevalenza del lavoro in presenza, di adibire il personale all’utilizzo dello smart working nel caso di attività totalmente gestibili da remoto ed in sicurezza.

Si tratta di una inaccettabile trascuratezza in materia di sicurezza dei lavoratori ed uno spreco di denaro pubblico in quanto il Ministero della Giustizia ha investito ingenti risorse economiche (soldi pubblici) per avviare una sorta di procedimento di transizione digitale, fornendo strumenti come computer portatili, tessere identificative per l’accesso sicuro ai servizi ministeriali da remoto e corsi di formazione.
Oggi quei portatili sono da qualche parte a prendere polvere, perché sono veramente pochi i lavoratori a cui è stato concesso l’utilizzo dello smart working.

Emerge così in maniera evidente, come il problema di questa Pubblica Amministrazione non stia nello “statale fannullone”, sbandierato più volte dal Ministro Brunetta, ma nell’incapacità dei vertici, centrali e locali, di fare programmazione seria e di prendere decisioni rapide e innovative dinanzi alle problematiche vecchie e nuove.

A Venezia pur sapendo di poter garantire il lavoro agile almeno ad una parte del personale adibita a funzioni di fatto “smartabili”, molti capi Ufficio hanno preferito far rientrare tutto il personale nelle cancellerie e segreterie, con una miope e anacronistica visione del ruolo del Dirigente, che predilige il semplice controllo fisico del lavoratore attraverso la timbratura delle entrate e uscite, anziché la verifica della reale produttività, quantitativa e qualitativa, nel lasso di tempo lavorato, come si fa da anni nelle le aziende private, che attraverso il lavoro agile hanno riscontrato maggior produttività e contenimento della spesa, come prevede il contratto collettivo nazionale per le funzioni centrali appena sottoscritto.

Nei giorni scorsi, a causa dell’espandersi dell’epidemia, in maniera quasi schizofrenica lo stesso Dipartimento per la Funzione Pubblica (che attraverso i media vantava il merito di far tornare tutti i pubblici dipendenti al lavoro in presenza) assieme al Ministero del Lavoro ha ricordato ai Capi degli Uffici che l’attuale normativa consente di svolgere lo smart working , eppure ancora oggi ci troviamo, come sindacato, a sollecitare gli uffici giudiziari ad organizzare il lavoro in modo tale che si riesca a garantire il diritto alla salute dei lavoratori, ma anche il servizio all’utenza, perché con la velocità con cui corrono i contagi e con la scopertura di personale amministrativo, si rischia la paralisi degli uffici e delle udienze.

Purtroppo spesso si crede che l’attività del sindacato sia superflua o strumentale agli interessi dei soli lavoratori, mentre il ruolo delle organizzazioni sindacali è riconosciuto soprattutto, ma non solo, per la necessaria interlocuzione diretta in materia di sicurezza e di salute nei luoghi di lavoro, la cui normativa, è importante ribadirlo, non è sovente rispettata giusto negli uffici giudiziari.

In questa fase emergenziale, pertanto, occorrerebbe fare uno sforzo in più e cercare il confronto sindacale che, comunque, porterebbe anche ad ovviare e risolvere problematiche come il contagio nel luogo di lavoro che ad oggi l’Inail ha riconosciuto infortunio sul lavoro e le cui pratiche vengono prevalentemente trattate dalla FP CGIL Venezia, con il Patronato INCA.
Gli Uffici Giudiziari di Venezia necessitano di provvedimenti urgenti che permettano, a salvaguardia della salute dei lavoratori e della garanzia della continuità del servizio giustizia, di utilizzare al meglio gli ingenti investimenti informatici fatti negli ultimi due anni autorizzando e diffondendo sempre di più lo smart working e il coworking tra i lavoratori.

Ci vuole coraggio e bisogna saper guardare avanti, i lavoratori degli uffici giudiziari di Venezia hanno dimostrato di avere entrambe queste capacità, avendo garantito sempre il servizio in questi due difficili anni in una città problematica.
Chiediamo a chi dirige tali Uffici di dimostrare lo stesso coraggio e lungimiranza.