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In 10 anni si è perso circa il 20% delle professionalità e del lavoro nel sistema delle autonomie locali.

Mestre/Venezia – 21 dicembre 2019 - Il saldo tra il numero totale di assunzioni rispetto ai cessati negli enti locali della nostra regione è impietoso: oltre 4.500 dipendenti mai sostituiti. È un’enormità rispetto alla domanda di servizi richiesti all’ente locale dalle comunità negli anni della crisi; persone e imprese. Questi numeri ci consegnano una fotografia che è idea stessa del disvalore assegnato al ruolo degli enti locali, e più in generale al lavoro pubblico, nonostante a parole tutti ne affermassero il contrario.

“Il disegno che ha mosso le scelte politiche in questi 10 anni sono sufficientemente chiare ed evidenti” afferma Ivan Bernini della segreteria della FP CGIL del Veneto “fare cassa attraverso mancati investimenti e vere e proprie sottrazioni di risorse economiche ed umane agli enti locali narrando, al tempo stesso, che molti di quegli enti erano inutili se non dannosi e che tutto sommato, dopo lo storytelling sui fannulloni, una riduzione del numero dei dipendenti non avrebbe fatto danno. L’elemento curioso, tornando alle famose spending review di cui taluni hanno fatto una bandiera, è che dovevano diminuire burocrazia, sprechi e spese intermedie ma le analisi dei dati e le relazioni annuali della Corte dei Conti dimostrano che è avvenuto l’esatto opposto. Le uniche cose che sono realmente calate sono dipendenti, risorse economiche per remunerare il maggior lavoro di cui si sono caricati e i servizi alle persone ed alla comunità”.

“Gli unici federalisti convinti siamo rimasti noi” ironizza Bernini “tant’è che da anni chiediamo di investire risorse sugli enti locali che sono la prima istituzione alla quale si rivolgono le persone che hanno problemi, evidenziandone il valore che hanno non solo dal punto di vista sociale ma anche nella capacità di generare economia locale.
Eppure anche chi si presenta come paladino del federalismo ha operato esattamente in maniera opposta: tagli lineari a tutti indipendentemente dai contesti e dalle capacità economico-finanziarie degli enti, blocco delle assunzioni generalizzato e taglio degli investimenti. Non c’è nulla di più odioso della melensa ipocrisia di chi non ha il coraggio di affermare ciò che sta facendo, il taglio ai servizi alle comunità locali e al lavoro, raccontando l’esatto opposto. In Legge di stabilità parrebbe esserci qualche timida inversione di tendenza. Ma quel gap di 10 anni, se non cambia l’idea stessa del ruolo degli enti locali, non lo recuperiamo più”.

“La ricetta non è semplice – conclude Bernini - ma sarebbe già un primo passo partire dalla possibilità di liberare risorse per occupazione, personale e investimenti a coloro che ne hanno sostenibilità economico-finanziaria, creando rete e sinergia con coloro che per il momento non sono nelle condizioni ottimali per rilanciarsi”.

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