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Dati allarmanti su prestazioni e personale anche prima della pandemia

Venezia, 8 luglio 2022 - In queste giornate il dibattito mediatico tra forze di governo e di opposizione ha ripreso vigore dopo l’ennesima presa d’atto delle difficoltà vissute da lavoratori e cittadini nell’erogare e nel ricevere prestazioni di salute anche nel Veneto.

Per evitare ogni strumentalizzazione premetto che è naturale e consuetudine che chi governa difende il proprio operato e declina le responsabilità al governo nazionale e, viceversa, chi sta all’opposizione opera medesima operazione al contrario” – afferma Ivan Bernini segretario generale Fp Cgil Veneto – non fosse che gli uni e gli altri fanno parte del Governo e ne sono rappresentati con propri ministri. Per questo ritengo che proprio a partire dagli elementi che hanno determinato ricadute che la pandemia ha esasperato ma che erano ben presenti anche negli anni precedenti le forze politiche abbiano l’occasione – direi il dovere – di farsi promotrici di proposte e cambiamenti per evitare il declino del sistema. A partire da due elementi fondamentali:

  • riconoscere appieno alcune delle ragioni che ci portano all’ulteriore emergenza di personale e quindi di garanzia di erogazione di prestazioni e servizi che rientrano nei livelli essenziali di assistenza (LEA);
  • riconoscere il valore e l’infungibilità del sistema sanitario pubblico.

La carenza del personale nelle strutture sanitarie pubbliche, la fuga verso un privato che il più delle volte è “convenzionato” con il pubblico, e in quanto tale dal pubblico e dalla fiscalità generale finanziato, l’impossibilità nel garantire i tempi delle prestazioni secondo le indicazioni normate e l’accumulo di liste di attesa che spesso portano il cittadino che può a pagarsele per vedere soddisfatto un bisogno di salute che teoricamente dovrebbe essere un diritto secondo la Costituzione (che a questo punto diventa sempre più nominale ma non sostanziale) mi pare indichi – continua Bernini – che è tempo di scelte “radicali”.

Siccome ho avuto modo di ascoltare anche recentemente le posizioni espresse sia dall’Assessore Lanzarin che del Capogruppo PD Possamai ad un recente dibattito organizzato dalla Cgil veneziana, molte delle quali erano assolutamente coincidenti e condivisibili, avanzo loro alcune proposte che nell’immediato forse servono a poco – le uova si sono rotte e la frittata è fatta - ma provano a rilanciare il sistema sanitario nazionale e regionale nel futuro.

  • A partire dal fatto che presumibilmente nel 2024 saranno ripristinate le regole del Patto di Stabilità Europeo si indichi chiaramente che il finanziamento per le politiche sociosanitarie debbono essere escluse. Va rifinanziato ulteriormente il fondo sanitario nazionale oltre le previsioni che sono state illustrate dal ministero e dal Mef;
  • Si facciano portavoce del fatto che i vincoli alle assunzioni sono ancora tutti presenti e che il “Decreto Calabria” per quanto importante è un “pannicello caldo”. Faccio presente, peraltro, che la norma – per come già interpretata da qualche Corte - non consente in realtà di poter aggiungere risorse aggiuntive per il personale in essere e futuro. Serve un piano straordinario di assunzioni e di investimento che non si sposa con gli attuali vincoli.
  • Si rivedano percorsi formativi e profili di tutte le professioni – e non solo di qualcuna - e in ragione dell’interesse prevalente siano Stato e Regioni a indicare numeri necessari e risorse anche integrando la formazione universitaria;
  • Per le figure professionali si riporti la programmazione e la formazione all’interno delle strutture Ulss e delle Aziende Ospedaliere pubbliche;
  • Si inviti la Ragioneria Generale dello Stato a esprimere celermente accoglimento dell’ipotesi di rinnovo del contratto di lavoro (2018-2021) per consentire di incrementare retribuzioni e di avviare la contrattazione decentrata. Allo stesso tempo, considerando che parliamo di un contratto scaduto, si indichi al Governo che nella prossima legge di stabilità vanno inserite importanti risorse per il rinnovo del contratto 2021-2023;
  • Si assuma l’evidenza che proprio perché il servizio sanitario nazionale e regionale pubblico è infungibile va invertita la rotta culturale che pone nello stesso piano la salute come un valore disponibile alla concorrenza ed al mercato;
  • Assunto che l’offerta nel mercato di medici specialisti, infermieri e anche operatori socio sanitari è carente rispetto ai fabbisogni ed alla domanda, ci si chieda come mai e però, si continuano a trovare laddove si propongono prestazioni autonome a 80/100 € l’ora. O si mette un limite a quelle quote evitando “una concorrenza enorme” per il personale dipendente, o si incrementano i valori (ma vanno eliminati i vincoli) delle quote orarie per il personale dipendente.

Ancora a febbraio indirizzammo un invito a tutti i consiglieri e i capigruppo regionale per trovare un momento di confronto sul tema sanità proprio perché le dinamiche che oggi si manifestano erano già presenti a partire dalla fuga del personale dal pubblico e dalla difficoltà nello svolgimento delle attività ordinarie. In pochi risposero. Pochi.
È senz’altro interessante leggere i botta e risposta che i nostri rappresentanti politici si rilanciano tramite stampa; più utile e necessario, conclude Bernini, rilanciare l’idea degli Stati Generale del Veneto per interloquire seriamente con tutti i soggetti del sistema e non in maniera bilaterale ad excludendum con l’obiettivo di individuare soluzioni ai problemi e di proporli al legislatore nazionale.

 

 

 

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