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Non si apra al resto del Veneto

Venezia, 20 settembre 2023 - “L’incentivo ai medici di medicina generale non serve a prescrivere meno ma a prescrivere meglio sulla base delle linee guida nazionali ed internazionali” ha affermato la dirigente dell’Ulss 1 Dolomiti spiegando le ragioni che hanno portato all’accordo 2023-2024 con i medici di medicina generale e che si propone venga esteso a tutte le Ulss del Veneto. Un tema che viene collegato al problema delle liste di attesa e all’appropriatezza delle prescrizioni effettuate da medici e specialisti.

«Il tema dell’appropriatezza e della valutazione sull’efficacia o utilità delle prestazioni è noto da tempo - afferma Ivan Bernini segretario generale della FP CGIL del Veneto - tant’è che è stato e continua ad essere materia di discussione e studio nel dibattito professionale e scientifico. Taluni ricorderanno la discussione e le tante polemiche alla fine degli anni ’90 del secolo scorso quando l’allora ministro Bindi rivendicava che le prestazioni rientranti nell’alveo dei livelli essenziali di assistenza, e come tali finanziate dalla fiscalità generale, riconosciute ed esercitate dalle strutture pubbliche e/o convenzionate, dovessero essere supportate da evidenze scientifiche. Medesima discussione e ragionamento riguardava la prescrizione farmaceutica e la priorità, a medesima efficacia di azione e di principio attivo, nella prescrizione dei c.d. farmaci generici.»

Ci sono linee guida internazionali, nazionali e ci sono specifici protocolli ai quali tutti i professionisti del “sistema salute” devono attenersi come afferma la stessa Dirigente. E ci sono, tema sempre attuale e delicato, le responsabilità che stanno in capo al prescrittore: non va scordato che anche nel passato vi erano stati importanti conflitti nel momento in cui il legislatore aveva tentato di intervenire sugli aspetti prescrittivi, ricordiamo bene in tema di esami diagnostici e strumentali, con la legittima rivendicazione dei medici sia sulla titolarità prescrittiva che sugli aspetti legati alle responsabilità professionali. Detta in altri termini il medico rappresentava il fatto che se invece di prescrivere una prestazione che riteneva opportuna e necessaria (sulla base proprio di quelle linee guida) doveva attenersi a indicazioni più legate alle politiche economiche che a quelle scientifiche, rispondeva lui di eventuali denunce mica il legislatore”.

«Fatte queste premesse e considerate le previsioni dell’accordo che si vorrebbe estendere -in tutto il Veneto – prosegue Bernini - credo sia legittimo chiedersi almeno tre cose:

  1. se l’accordo che premia economicamente i medici di medicina generale nasce da evidenti e documentati eccessi prescrittivi che non rispondono alle linee guida richiamate, più che dare soldi affinché si rispettino quelle linee guida bisognerebbe toglierli. Diversamente è come dire che a coloro che guidano senza cintura, sono al telefono guidando o eccedono i limiti di velocità bisogna dare più punti nella patente per incentivarli a rispettare le regole;

  2. se invece i medici ritengono che le prescrizioni sono fatte secondo regola, etica e competenza professionale non è “dando l’incentivo” in più che ti paghi l’eventuale denuncia;

  3. per quale ragione un medico che ha sempre rispettato le linee guida, mettendo al centro etica, codice deontologico e responsabilità nei confronti del cittadino e delle proprie responsabilità professionali dovrebbe essere contento di un accordo di questa natura?»

«Lasciateci affermare - conclude Bernini - che pur con tutta la buona volontà che ci mettiamo nel cercare di comprendere la ratio di questo accordo, ha ragione chi afferma che accordo e incentivo sembrano fatti apposta per superare surrettiziamente il problema delle liste di attesa.

E con tutto il rispetto dovuto a chi rappresenta questa categoria di lavoratori pensiamo che all’interesse generale che mai in questo contesto di definanziamento del sistema sanitario nazionale e di difficoltà delle persone ad accedere ai luoghi di cura ancor prima di potersi curare, questo accordo ci appare un “concentrato di corporativismo categoriale nella relazione con la politica” che se bene porterà qualche soldo in più a qualche medico ma non risolverà il problema per ampia parte dei cittadini e per gli Enti del SSR».