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Venezia, 5 febbraio 2024 - La situazione che emerge, sulla condizione di molte famiglie veneziane, che devono farsi carico dei propri anziani fotografa una situazione sempre più insostenibile, dove la presa in carico delle persone è sempre meno garantita - dichiarano Daniele Giordano, Segretario generale CGIL Venezia, Daniele Tronco, Segretario generale SPI CGIL Venezia e Marco Busato, Segretario generale FP CGIL Venezia.

La Regione, con l'ultimo piano socio sanitario ha deciso di eliminare le lungodegenze per anziani pluripatologici ed attivare i posti delle “strutture intermedie”, cioè ospedali di comunità, unità riabilitative territoriali, hospice, che avrebbero dovuto dare risposte più efficaci alla cronicizzazione e rendere più efficiente il sistema.

La scelta della Regione Veneto di chiudere le “lungodegenze” avrebbe dovu to aprire ad un sistema di presa in carico degli anziani, che doveva vedere una chiara definizione della continuità assistenziale, un investimento crescente sulle residenze per anziani, le unità riabilitative protette, la definizione dei posti letto degli ospedali di comunità e degli Hospice e un potenziamento dell’assistenza domiciliare alle famiglie.

Il risultato oggi è che i reparti di medicina e geriatria spesso sono occupati da malati cosiddetti lungodegenti, perché non è possibile trovare loro un ricovero soddisfacente. Come emerge dalle considerazioni del Primario di Geriatria di Venezia, si parla di “dimissioni difficili” e di “incomprensioni” con i familiari.

Questo fa emergere come il servizio deputato alla COT - Centrale Operativa Territoriale, cioè quel servizio che dovrebbe attivarsi al momento delle dimissioni e occuparsi di coordinare le cosiddette “dimissioni protette“, mettendo in sinergia ospedale/territorio col Distretto/strutture intermedie e servizi sociali e con Centri Servizi per Anziani quando di fronte a casi problematici - esiste solo sulla carta, non nei fatti.

La carenza di personale è senza dubbio una delle cause che si aggiunge agli errori e alle mancanze nella programmazione che più volte abbiamo sottolineato.
Nel piano socio sanitario era prevista la costruzione delle strutture intermedie che ha caratterizzato solo il territorio dell’exUlss 12 e che invece non è stata definita nella Riviera, nel Miranese e nel territorio di Chioggia e Cavarzere.

I posti letto di Ospedale di Comunità previsti a Dolo sono stati spostati a Noale mentre quelli di Mirano non sono stati mai attivati.
In molti casi i posti letto degli ospedali di comunità, presenti all’interno delle strutture sanitarie, vengono utilizzati come posti letto di medicina per pazienti pluripatologici che hanno necessità sanitarie e non trovano collocazione.

L’innalzamento dell’aspettativa di vita ha determinato inevitabilmente dei cambiamenti importanti nelle necessità di cura e, in moltissimi casi, l’assistenza agli anziani necessita sempre più di bisogni sanitari che le famiglie non riescono a garantire.

Le risorse per le impegnative di residenzialità rivolte alle famiglie non sono affatto aumentate, determinando una situazione in cui i nuovi ingressi avvengono solo a seguito dei decessi.

Come Cgil, Spi e Fp abbiamo più volte sottolineato l’esigenza di aumentare radicalmente gli stanziamenti a favore del nostro Territorio, da sempre penalizzato rispetto ad altre aree del Veneto, che ha visto sorgere come “funghi” le residenze private senza che venissero aumentati gli stanziamenti alle famiglie.
A questo si sono aggiunti gli aumenti delle rette, sia lo scorso anno che quest’anno, dove le proprietà pubbliche e private hanno scaricato sugli anziani e sulle famiglie i maggiori costi di gestione, stimati in circa 1.500 euro in più all’anno.

A questo si deve aggiungere una considerazione riguardo alla situazione demografica, che evidenzia in modo chiaro come il numero dei potenziali caregiver è destinato a ridursi, mentre è destinato ad aumentare il numero degli anziani. Per evitare fortissime ricadute sul tessuto sociale, con situazioni penalizzanti soprat tutto nei confronti delle donne, serve già da ora prevedere un ripensamento dei nostri modelli di cura degli anziani.

La situazione degli anziani è molto grave - concludono Giordano, Tronco e Busato - e serve un cambio di passo radicale delle politiche regionali, perché non è più garantita la presa in carico dei bisogni di salute nel nostro territorio.