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Padova, 9 maggio 2024 - Le bandiere di Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs del Veneto hanno sventolato questa mattina in via Vescovado a Padova per il presidio organizzato davanti alla sede di Uneba Veneto. La protesta è stata organizzata nell’ambito dello stato di agitazione proclamato per chiedere il rinnovo del contratto. Nel corso del presidio, una delegazione delle federazioni di categoria è stata ricevuta dal Francesco Facci, presidente di Uneba Veneto. Al termine dell’incontro, i segretari regionali Stefano Bagnara della Fp Cgil, Alessandro Peruzzi della Cisl Fp, Giambattista Comiati della Fisascat Cisl, Federica Bonaldo della Uil Fpl e Fernando Bernalda della Uiltucs, hanno dichiarato unitariamente: «Il contratto è scaduto da oltre quattro anni, abbiamo presentato una piattaforma nel 2022 e dopo oltre un anno di trattativa Uneba ci propone un aumento del 3,5%, pari a circa 50 euro, assorbibili e da discutere a livello regionale, di fronte a un’inflazione che pesa il triplo. Riteniamo che la proposta di parte datoriale sia assolutamente oltraggiosa e offensiva, anche rispetto agli altri contratti che si stanno firmando nel settore, come ad esempio quello con le cooperative sociali o con l’Anffas. Uneba di fatto si sta candidando ad essere il contratto più povero del settore sociosanitario, almeno tra quelli firmati da Cgil, Cisl e Uil. Oggi abbiamo organizzato questo presidio per sensibilizzare Uneba Veneto, in vista degli incontri del 15 maggio e del 21 maggio, affinché si faccia portatore di una situazione che per le lavoratrici e lavoratori è diventata insostenibile, in modo che da parte di Uneba nazionale arrivi una presa di coscienza e un segnale di apertura. Come abbiamo segnalato, anche oggi, sono le strutture stesse a chiederci di arrivare a un accordo. Non era mai accaduto che fossero le aziende a chiedercelo e succede proprio perché ci si rende conto che i lavoratori sono allo stremo e si teme possano cercare lavoro dove gli stipendi sono più alti».

Si tratta complessivamente di 90mila a livello nazionale e circa 3mila in Veneto e, 1.800 dei quali solo nell’Oic, che applica il contratto Uneba ed è presente, oltre a Padova dove conta la maggior parte delle strutture, anche nel vicentino e nel trevigiano. «Lavoratori – proseguono i sindacalisti – in attesa che venga riconosciuto un potere d’acquisto dignitoso e un recupero inflazionistico dello 0,7% del 2020, 0,7% del 2021, 6,6% del 2022 e dal 5,97 al 5,80% del 2023. I quattro anni passati senza rinnovo contrattuale. Siamo a metà del 2024 e una proposta di 50 euro è veramente offensiva. Abbiamo bisogno di un rinnovo contrattuale che dia dignità ai lavoratori, non soltanto dal punto di vista economico, ma anche da quello normativo. Il Covid ha messo in evidenza la necessità di una migliore conciliazione vita-lavoro. Il contratto nazionale va rivisto anche perché non rispetta il decreto 66, che prescrive 11 ore di pausa tra un turno e un altro, fondamentali per consentire ai lavoratori di recuperare le energie psicofisiche. Se le strutture faticano a trovare lavoratori disponibili, non è soltanto a causa della riduzione del potere d’acquisto, ma anche perché i tempi di vita e di lavoro non vengono rispettati. In più la carenza di personale impone spesso doppi turni e straordinari, in orari che già comprendono notti, sabati e domeniche. Vorremmo rivisitare degli istituti contrattuali dove la malattia è pagata al 90% per i primi 17 giorni, che riducono i diritti per i nuovi assunti, che prevedono una maturazione scaglionata della quattordicesima, un primo scatto di anzianità di 28 euro dopo sei anni e una maturazione di permessi pieni dopo 18 mesi».