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Alcune Ulss e Centri Servizio sono in difficoltà, necessario che la Regione convochi le parti per preparaci ad una nuova possibile ondata

Venezia, 5 ottobre 2020 - “Appare scontato affermare che se non vogliamo ritrovarci nelle medesime situazioni vissute nei primi mesi dell’anno serve anzitutto accelerare almeno in due direzioni: la prima a carattere preventivo, la seconda attrezzandoci rispetto a quello che serve nel caso si riproponessero situazioni analoghe.
Non si esorcizza il rischio di una ripresa della pandemia facendo finta che tutto vada bene né rinviando talune decisioni in nome di tatticismi politici” dichiara Ivan Bernini segretario generale della Fp Cgil Veneto, che precisa “Non vogliamo fare le cassandre né essere fautori di paure; quello lo lasciamo fare a chi, ancora oggi, in nome del consenso è disponibile a negare persino quanto vissuto” .

Siamo molto preoccupati davanti ad alcuni riscontri che abbiamo rispetto a certe situazioni nelle aziende Ulss e sui centri di sevizi per anziani. A fronte dell’enorme sforzo per gestire l’attività ordinaria accanto ad interventi nel caso di ripresa della pandemia, si stanno denotando grossi problemi di gestione. È assolutamente positivo il fatto che più di qualche azienda ed ente abbia convocato confronti con le parti sociali per provare a fare il punto sull’evoluzione attuale della pandemia e sugli interventi necessari, in quanto dimostra che vi è una chiara consapevolezza della situazione e riconosce che senza il ruolo responsabile delle parti sociali nella fase acuta le difficoltà nell’affrontare l’emergenza sarebbero state maggiori”.

Per Bernini particolarmente allarmante è la situazione degli organici - “con gli attuali numeri di professionisti presenti nelle strutture si rischia di non reggere. Va ricordato come queste lavoratrici e questi lavoratori sono provati da quanto affrontato nei mesi scorsi e dalla richiesta di prestazioni aggiuntive che si rendono necessarie a colmare il rallentamento dell’attività ordinaria. Per fare un esempio, nei soli dipartimenti di prevenzione con i numeri di personale presenti, con l’incremento delle attività di “diagnosi preventiva” e con qualche incertezza nella relazione con i professionisti della medicina territoriale, non si regge la mole di lavoro. O la si regge a scapito di altre importanti attività a partire dalle campagne vaccinali.
Inoltre sta emergendo, e speriamo siano situazioni limitate, che nonostante quanto già vissuto cominciano già a mancare dispositivi di protezione, fondamentali a garantire la sicurezza di chi lavora.

“Non possiamo immaginare di arrivare a fine mese trovandoci impreparati nel pieno di una nuova ondata – avverte Bernini - ovviamente siamo i primi a rallegrarcene se questo non avverrà, ma purtroppo, come diceva una nota giallista “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.

Necessario, questo è il nostro sollecito, che la Regione convochi celermente le parti per fare il punto della situazione e per costruire responsabilmente le condizioni per prepararci ad affrontare una nuova possibile ondata pandemica” - conclude.