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Servono misure strutturali e non temporanee. Incomprensibile che la Regione Veneto continui ad ignorare il confronto con chi rappresenta i lavoratori.

Venezia, 9 luglio 2021 - “Diverse volte, nei mesi scorsi, come Fp Cgil del Veneto abbiamo lanciato l’allarme sulle gravi carenze di organico delle nostre RSA, in particolar modo per il personale infermieristico. Più in generale dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo chiesto con insistenza che Regione Veneto si facesse carico di una situazione di assoluta difficoltà del settore, mettendo in campo interventi straordinari che consentissero a queste strutture di reggere l’urto, sia sul piano economico che organizzativo, di una situazione assolutamente inedita e che ha trovato inevitabilmente le residenze per anziani impreparate ad assorbirne l’impatto” - dichiara Stefano Bagnara, Segretario della Cgil Funzione Pubblica del Veneto .

Nel, frattempo, nonostante una campagna vaccinale che ha quasi completamente liberato le RSA dai contagi da COVID 19, ed alcune iniziative della Regione, tali questioni rimangono ancora aperte.

La carenza ormai cronica di personale infermieristico mette a rischio concreto la possibilità stessa di garantire i servizi – sottolinea Bagnara - In un contesto in cui si iniziano ad intravedere i primi, seppur cauti, segnali di ripresa di occupazione dei posti letto, ci scontriamo con il paradosso per il quale alcune strutture non sono nelle condizioni di riaprire alcuni servizi o reparti, sospesi durante i mesi più difficili dell’emergenza sanitaria, proprio per l’impossibilità di garantire gli standard minimi di personale previsti dalla legge”.

La recente disposizione regionale che destina alle RSA una quota del personale infermieristico dipendente delle ULSS, pur arrivando tardiva, può rappresentare certamente per alcuni enti una boccata d’ossigeno. “Resta il fatto – puntualizza Bagnara - che un intervento di questo tipo non può che essere temporaneo e legato alla situazione emergenziale, utile forse a limitare in piccola parte il problema, che però, lungi dall’essere risolto, rischia solo di essere portato avanti di qualche mese”.

“Così come non può essere certo la scelta maldestra e pericolosa della Regione Veneto di trasformare alcuni OSS in piccoli infermieri la strada attraverso la quale si possano mettere in sicurezza i servizi, l’utenza e le lavoratrici e lavoratori interessati.- prosegue - Non solo il sindacato e le associazioni di categoria, ma il governo stesso si sono espressi in maniera molto eloquente in merito, mettendo in luce l’inopportunità di modifiche ordinamentali che riguardino singole professioni e non piuttosto il loro insieme. Capitolo questo che ci auguriamo si sia chiuso dopo la recente sospensione da parte del TAR della delibera regionale che prevedeva l’avvio di corsi di formazione per l’OSS con formazione complementare. Ennesima dimostrazione non solo che le scorciatoie in materia non servono, ma rischiano di creare confusione e fare danni”.

Le ragioni della carenza di personale infermieristico sono molteplici e di lunga data - ricorda Bagnara - vanno da una programmazione nella formazione del personale insufficiente rispetto alle reali necessità, alla “fuga” dello stesso verso condizioni di miglior favore economico/contrattuale e di prospettiva professionale. Per questo, di fronte a questo scenario di estrema complessità, è incomprensibile ed inaccettabile la scelta della Regione Veneto di continuare ad ignorare il confronto con chi rappresenta lavoratrici e lavoratori del settore, limitandosi ad una interlocuzione con alcune parti datoriali, i cui esiti e contenuti sono tutt’altro che trasparenti nel dibattito pubblico”.

La Regione Veneto deve convocare subito le organizzazioni sindacali ed aprire un confronto vero su come intenda gestire questa fase” - conclude