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Mestre-Venezia, 29 novembre 2021 – Con il decreto del ministro della Pubblica Amministrazione è terminato l’utilizzo dello smart working straordinario dal 15 ottobre e, da tale data, per la gran parte dei lavoratori è stato previsto il lavoro in presenza, nonostante lo stato di emergenza sia stato prorogato al 31 dicembre. Con le regole attuali per poter continuare a svolgere lo smart working le amministrazioni dovranno far sottoscrivere al lavoratore il contratto individuale di lavoro.
“Il decreto del ministro ha previsto che la titolarità della scelta nel decidere se utilizzare o meno lo smart working sta in capo ai singoli dirigenti di settore e non sta in capo alle direzioni della programmazione e della gestione del personale; evidente che nella gran parte degli Enti del sistema delle autonomie locali (Regione, Province, Comuni) la scelta è effettuata più dall’organo politico che da quello amministrativo, stante le caratteristiche e le dimensioni degli Enti” afferma Ivan Bernini segretario generale della Funzione Pubblica Cgil del Veneto.

Sarebbe stato auspicabile - continua Bernini - maggior cautela nella transizione dallo smart working straordinario a quello ordinario: almeno nella tempistica. Per quanto stiamo assistendo nel mese di novembre, incremento nel numero dei contagi e soprattutto dei ricoveri, era alla considerazione di tutti la previsione che ciò potesse avverarsi. Tant’è che la proroga allo stato di emergenza non è stata tolta. Come era all’attenzione di tutti il problema, mai risolto, degli assembramenti nei mezzi di trasporto pubblici e della oggettiva possibilità di mantenere il distanziamento in ampia parte degli uffici e dei posti di lavoro. Anche per queste ragioni sarebbe stato auspicabile che prima del “liberi tutti, tutti in presenza” si fosse mantenuta una maggior cautela prevedendo, per esempio, maggior flessibilità nell’assumere talune decisioni anche in relazione a tipologia di attività, dimensione e condizioni strutturali degli enti, verifica dei tempi di spostamento e dei mezzi utilizzati dai lavoratori nel tragitto casa-lavoro”.

“Anche a quei dirigenti che non si capisce cosa vogliano dimostrare e a chi, non viene in mente che piuttosto di avere a casa personale in isolamento o in quarantena perché si è preso il covid, magari durante il tragitto nei mezzi pubblici o perché negli uffici non si sono mantenute le dovute cautele, è più utile garantire lo smart working per alcune giornate nella settimana, a rotazione, ed avere certezza di continuità delle attività?” pone retoricamente Bernini. Così come diamo per scontato che a fronte del numero dei ricoveri ospedalieri e del rischio di una nuova e pesante attività che grava sul sistema sanitario dovrebbe essere interesse di tutti evitare che ciò accada; anche da parte di coloro che, evidentemente, non si sentono direttamente parte direttamente coinvolta.

Le situazioni nella nostra regione sono difformi: passiamo da chi vuole tutti in presenza a coloro che pur rendendosi conto che la situazione meriterebbe altri atteggiamenti si “blocca” di fronte a norme, interpretazioni e paure di “valutazioni esterne”. “Incredibile e sconfortante - conclude Bernini - prendere atto ancora una volta del fatto che non vi sia un minimo di razionalità e di buon senso nel gestire con flessibilità le situazioni per come si presentano e secondo una valutazione di priorità. Fanno la “faccia cattiva” con i lavoratori salvo poi auspicare, nel caso che la situazione volgesse al peggio, che tutti si dimenticano di quanto è avvenuto. Film già visti che dovevano farci riflettere ma che a poco sono serviti”.