Venezia, 24 luglio 2024: A notte fonda un paio di detenuti mettono a soqquadro una sezione del carcere di Santa Maria Maggiore: materassi bruciati, la postazione agenti distrutta.
«La storia si ripete - afferma Ivan Bernini segretario generale della FP CGIL di Venezia - e va assolutamente sottolineato che è grazie alla professionalità e al senso di grande equilibrio degli Agenti in servizio se quanto accaduto è stato limitato a pochi soggetti. Una situazione che non è affatto degenerata, che ha visto gli agenti seguire i protocolli e rassicurare cella per cella tutti gli altri detenuti che, quando hanno visto il fumo, si sono comprensibilmente preoccupati. Ma a tutela di quei lavoratori non bastano più solo i plausi perché le loro condizioni di lavoro, turni massacranti oltre l’ordinario orario di lavoro, situazioni fortemente alienanti e stressanti che ingenerano problemi di salute per chi lavora, assenza di formazione e sostegno stress-correlato rischiano reazioni diverse da quanto i lavoratori in servizio hanno invece saputo agire».
«Come più volte abbiamo denunciato - continua Franca Vanto della FP CGIL veneziana - il sovraffollamento è sempre più critico e si continua a non scendere sotto la soglia dei 250 detenuti a fronte di una capienza massima di 150. Non parliamo di una situazione di qualche mese ma di anni, e nonostante quanto previsto dal regolamento del carcere siamo sempre fermi allo stesso punto. In queste giornate di gran caldo, peraltro, l’ambiente interno è soffocante sia per i detenuti che per gli agenti. E ci pare che di fronte ad un vero e proprio problema di salute e sicurezza non ci si possa più girare dall’altra parte rinviando qualsiasi intervento».
«Ogni qualvolta succedono questi episodi, purtroppo a volte molto più gravi, sentiamo ripetere le stesse parole e gli stessi impegni nell’urgenza di trovare soluzioni. Ma in questi anni, dal Ministero in giù, non abbiamo visto atti concreti e, spesso, chi ha la responsabilità di Direzione di queste strutture è a sua volta lasciato solo rispetto a queste situazioni» concludono Bernini e Vanto.