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Serve anche un maggior presidio di Forze dell'Ordine nelle strutture sanitarie

Mestre-Venezia, 14 marzo 2022 Violenza ed aggressioni al personale che opera nelle strutture sanitarie non sono, purtroppo, elemento di novità. Già prima che “l’esasperazione da covid” accentuasse ulteriormente il fenomeno i casi di aggressione erano troppi; in particolare nei Pronto Soccorso e negli ambulatori, dove maggiormente insiste dilatazione dei tempi di attesa in ragione delle priorità, ma anche nei reparti.

Finalmente nell’ottobre del 2020 è stata approvata la Legge n. 113/2020, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” che prevede sanzioni pecuniarie da euro 500 a euro 5.000 fino a reclusione nei casi più gravi e di rilevanza penale. Come spesso accade - spiega Ivan Bernini Segretario generale della FP CGIL Veneto - c’è sempre una certa distanza tra le previsioni delle leggi e la loro effettiva applicazione. Una legge fortemente richiesta dalle organizzazioni di rappresentanza sindacale del mondo del lavoro proprio perché anche prima della pandemia gli episodi di violenza erano troppi e reiterati. È evidente che le sanzioni possono essere dei deterrenti ma spesso, come abbiamo visto anche in questi mesi, non sono sufficienti di per sé a limitare episodi di violenza.

Il fatto che la Regione Veneto abbia previsto l’avvio di percorsi formativi è assolutamente positivo e rappresenta una parte delle previsioni inserite nella norma di Legge. È segnale che nonostante le emergenze quotidiane si comincia a ritenere questo fenomeno sul serio preoccupante e meritevole di intervento. “Purtuttavia - continua Bernini - serve affiancare a questi interventi anche un maggior presidio delle forze dell’ordine all’interno delle strutture. Vi sono strutture che accolgono presidi di polizia permanenti nelle 24 ore, altri nei quali il servizio funziona in orario diurno, altri in cui non c’è proprio. Gli stessi Direttori Generali negli anni passati avevano interloquito con Prefetture e Questure per richiedere la presenza 24 ore su 7 giorni ma anche le forze dell’ordine hanno subito contrazione di risorse e di personale in questi anni e non ovunque è stato possibile potenziare o prevedere il servizio”.

Ci rendiamo conto - conclude Bernini - che è persino assurdo arrivar a dover proteggere personale che per lavoro aiuta i cittadini che dovrebbero solo esser grati per l’aiuto fornito ma i tempi sono questi. E di fronte a tempi come questi è necessario mettere in condizione chi aiuta gli altri a poter sentirsi sicuri nell’esercizio del loro servizio. Per questo assieme alla formazione del personale non vediamo alternative anche al presidio delle forze dell’ordine interno almeno a tutte le strutture sanitarie e ci aspettiamo che direzioni e questure trovino soluzioni a questo problema”.